IL COSTO ENERGIA COMPROMETTE LA COMPETITIVITA' DELLE IMPRESE
Nonostante il calo della componente energia il costo complessivo resta alto
(02/11/2015)
Nonostante il calo
della componente energia registrato nell'ultimo anno e la sensibile flessione
dei combustibili fossili e dei consumi in generale, il costo finale per le
imprese italiane è ancora alto, rispetto a quello che pagano le dirette
competitor europee. Questo è il risultato che emerge dall'ultimo report del Ministero dello Sviluppo Economico dedicato alla
questione energia e aziende, che conferma quanto già rilevato dagli operatori e
consumatori finali.
Dal report emerge che nel
2014 le imprese industriali italiane hanno utilizzato meno di un quarto della
domanda finale di energia rispetto ai decenni precedenti: la domanda
industriale di energia ammontava al 31% del totale negli anni 1980, al 29%
negli anni 1990 e al 26% nel primo decennio del 2000. Il motivo sembra essere
collegato al miglioramento dei processi di conversione di energia, ed alla ricomposizione
del tessuto industriale verso settori meno
“energy intensive”, infatti oltre la metà della spesa
energetica complessiva è sostenuta da tre settori: metallurgia (20%), meccanica
(18%) e chimica (13%).
Nel report si evince,
inoltre, che la prima fonte di approvvigionamento energetico delle
imprese industriali è il gas naturale, che da solo copre oltre il 40% del
totale fabbisogno energetico, a cui segue per importanza l’energia elettrica (per
un terzo del totale), anche se la spesa maggiore è relativa proprio a
quest'ultima. Se per il gas naturale, i costi per le imprese italiane sono
leggermente inferiori rispetto a quelli medi dell’UE (di circa il 3% secondo i dati
del terzo semestre 2014), quelli dell’energia elettrica sono, invece,
mediamente superiori di oltre un terzo rispetto a quelli pagati dai concorrenti
(nel 2014 superiore di 8 centesimi rispetto a
quello delle concorrenti francesi, di 4
rispetto alle spagnole e di 2 rispetto alle tedesche).
Nel report viene anche
analizzato il motivo per cui il kWh è così caro in Italia: figlio di un mix energetico relativamente più sbilanciato sul gas (più
efficiente e con un migliore impatto ambientale, ma più costoso di altre fonti
quali il carbone e il nucleare) e
tasse e oneri sull'energia
molto più alti rispetto altri Paesi.
Un altro fattore da
tenere in considerazione nel confrontare il livello dei prezzi è il differente
peso sostenuto in bolletta da famiglie e imprese,
infatti in Italia il prezzo pagato dalle imprese è inferiore di solo un quarto
a quello sostenuto dalle famiglie, mentre in Germania, Spagna e Francia le
imprese pagano circa la metà.
Il sensibile divario
tra i prezzi energetici italiani e quelli dei maggiori competitor europei, costituisce
uno svantaggio competitivo per le nostre imprese, che il MISE determina in un extracosto energetico tra il 2003 e il 2011, di quasi 12 miliardi di euro l’anno sul fatturato complessivo
delle aziende italiane.